BUONA VISIONE

di Luca Bottari
Arte cinematografica

Ogni notte attraverso la scatola magica, nella regione del divano, piovono emozioni continue nelle nostre anime impaurite e allo stesso tempo esultanti. Il romanticismo e l’eroismo delle gesta dei nostri attori simbolo hanno traslocato dal grande palcoscenico alla dimensione casalinga senza però perdere il loro candore. Le luci si spengono sopra di noi e l’atmosfera è salva. Qualcuno sgranocchiava enormi pop corn senza mai guardarli. All’uscita li sentivi sotto le scarpe e il loro gracchiare pareva una richiesta di aiuto. Nelle nostre tane la scelta è più ampia e i commenti del vicino possono essere tagliati a dovere sul nascere. Non più un intervallo con luce abbagliante e bibitaro depresso, ma incursioni veloci verso la seconda scatola magica che raffredda, conserva e ci fa godere ed ingrassare. Questo viaggio verso questo nuovo pianeta della visione necessita di un Caronte e di uno shock emotivo da primo appuntamento. Chi non ha già cambiato modalità di fruizione cinematografica si prepari a un passaggio epocale che ha il sapore del cambio di sesso volontario. L’atto sarà simile e, così le emozioni, ma cambieranno strumenti e tempistiche. La serialità accorcia i tempi di fruizione ma non abbiamo mai l’ombrello pronto per quella pioggia di emozioni. La molteplicità dell’offerta di genere delle serie tv sta cercando, con successo, di annettere con una politica espansionistica lungimirante, le vaste regioni del regno della settima arte. Non è dato sapere a oggi se il cambiamento o il ritorno dal cinema alla tv sarà un’estensione o una sostituzione. Se volete uno shock emotivo che parla di vita ma che non vi porta nelle terre lontane dell’inverosimile seguitemi verso i parchi dello Yellowstone. La natura degli uomini batte un colpo proprio perché ospite di una natura solo apparentemente consolatoria. Una famiglia lotta per rimanere salda al potere con la consapevolezza che bisogna giocare sporco. L’immedesimazione con un redivivo Kevin Costner è quotata al ribasso perché non scontata ma frutto dei nostri comuni istinti ancestrali. Dal momento della prima apparizione Kevin Costner ha il merito di farsi dimenticare come mito e attore di tanti film a beneficio di personaggio (John Dutton) che appartiene a una realtà drammatica che ha il sapore del presente. Le strade biforcute della modernità saranno l’ostacolo maggiore alla conservazione della natura e dei possedimenti dei Dutton. La serialità permette lo sviluppo di personaggi con un’anima che si lascia toccare. Nella famiglia Dutton le ambizioni sono diverse ma tutte dirette alla ricerca di un loro posto in questo mondo dalle regole antiche. Una “y” marchia il corpo di chi viene assoldato con la promessa di una fedeltà eterna. Il gancio musicale funziona e colma le distanze con lo spettatore. Il regista, Taylor Sheridan, degno di nota per il film “Soldado”, cerca di regalarci un genere nuovo che sembra una rilettura del western classico. Il temperamento dei protagonisti è deciso non tanto dagli eventi ma dalle radici di sentimenti che vengono da lontano. Danny Huston (figlio del grande regista John Huston) interpreta magistralmente la mano che vuole portare il potere della speculazione edilizia dentro i possedimenti Dutton. La confezione western non deve ingannare, non ci sono eroi solitari che vivono con l‘arte della pistola. Troviamo degli indiani scaltri e a proprio agio con la politica. Le donne sono rappresentate al meglio da Beth, figlia ribelle di John Dutton. Lo scontro empatico con lo spettatore avviene gradualmente. Molte spettatrici cercheranno la forza di Beth in qualche azioni quotidiana anche di poco conto. La macchina da presa spesso sembra governare le riprese dall’alto di una mongolfiera. L’America di oggi si lascia intravedere nella sua barbara trasformazione attraverso le difficili e intricate strategie dei protagonisti della faida in cerca di redenzione. Le minoranze nativo americane sono falcidiate puntata dopo puntata secondo una logica narrativa non scontata. La realtà dei Dutton è assai lontana da quella di qualsiasi scenario italiano e per questo va a colmare la curiosità naturale dello spettatore. La poesia di Sheridan è nella consapevolezza del senso di impotenza dei protagonisti verso la natura e verso ciò che minaccia la natura. La voce della coscienza dei Dutton urla sempre più forte puntata dopo puntata. Il dramma è nell’aria e non c è traccia alcuna dell’orizzonte temporale che confinerà la sorte dei vostri eroi. Yellowstone è l’occasione giusta per abbracciare il vostro Caronte che vi porterà dal cinema alla tv. La serie mette alla berlina le responsabilità che abbiamo noi uomini come attori del passaggio verso una modernità con regole opinabili. Coraggio e Buona visione.

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